La San Giobbe di coach Giovanni Bassi è ancora in piena lotta per conquistare l’accesso alla Fase Salvezza che le darebbe la possibilità di giocarsi la permanenza nell’appendice di 10 partite. Un gruppo di italiani di sicura affidabilità per la categoria, con diversi cambi di stranieri (di recente anche per via di guai fisici) che non hanno garantito quella costanza indispensabile. In generale un quintetto solido per l’A2, ben bilanciato tra pericolosità dei lunghi e dal perimetro, con una forte connotazione d’intensità difensiva ed organizzazione tattica. Nell’Orologio la squadra è cresciuta di livello, nonostante l’ennesimo cambio forzato nel ruolo del 4 straniero. Ecco i singoli. Nel perimetro c’è il play/guardia americano Austin Tilghman (1995) con esperienze nella Liga Portoghese, Francia, Ravenna, Hapoel Eilat. Non tanti centimetri ma notevole fisicità ed atletismo, che lo portano a subire diversi falli nel traffico ed a tirare giù tanti rimbalzi (per il ruolo quasi un record). Più avvezzo a giocarsi l’1c1 che a tirare da fuori, non sempre è assistito dalle percentuali. I suoi numeri in questa fase: 13.6 p.ti (43% da due, 33% da tre), 5.1 falli subiti, ben 6.3 rimbalzi e 2.5 assist di media. Spesso in lunetta, dove sfiora il 90%. Mano lesta nei recuperi. Intenso. Americano aggiunto è Gabriele Stefanini, guardia del 1999 di ottima struttura fisica. Formatosi cestisticamente negli States, al suo debutto in A2 non avuto alcun problema di ambientamento, incidendo sin da subito come un veterano. Nell’Orologio viaggia con 13.6 p.ti, 4.6 falli subiti (abile a buttarsi dentro), 2.8 rimbalzi. Solido dalla media, con il 55% da due, mentre a fasi alterne dai 6.75, arma che usa in prevalenza (ben 7 volte a match), al momento con il 25%. Di striscia, se onfire può scrivere il “trentello”. Rivelazione. Fuori il “4” del 1992, svedese, Carl Viktor Gaddefors (15.5 p.ti, 5 falli subiti, 60% da due, 8.5 rimbalzi e 3 assist) che, arrivato in corsa, aveva impressionato per l’impatto avuto sulla squadra, ma infortunatosi ben presto, al suo posto in questa seconda fase dell’Orologio è arrivato Osku Heinonen (Finlandia, 1992), guardia di quasi 2 metri. Sempre nella lega del suo paese (tranne la recente parentesi in Islanda), si affida prevalentemente al tiro dalla distanza (33% su 5 tentativi di media), ma è capace di far male anche dal mid range. Tre gare per lui, con 12.3 p.ti (63% da due, pur su poche conclusioni), 2.3 rimbalzi e quasi 2 assist a match. Buone mani, come dimostra il 100% dalla lunetta. Perimetrale. Nel colorato si fa rispettare il pivot Luca Possamai (2001) che, con le sue lunghe leve, è un buon intimidatore d’area (1 stoppata per gara). Rimbalzi e buone percentuali da sotto sono il suo biglietto da visita. Non usa il tiro da tre ed è migliorato dalla lunetta (73% nell’Orologio). Per il resto, 6.6 p.ti (54% da due) e 6 rimbalzi a match, in 18’ di utilizzo medio. In crescita. Solido. Old style. Quasi 17’ poi per il playmaker Lorenzo Raffaelli (1999), che garantisce tanta energia anche se le percentuali dal campo sono migliorabili dalla media (33% da due) mentre dalla distanza (soluzione che usa maggiormente) sfiora un incredibile 50% (47% da tre). Aggiunge 5.3 p.ti, 1.9 falli subiti, tanta pressione sulla palla, transizione spinta a più non posso, e l’88% ai liberi, dove va poco. In generale, non un mangiatore di palloni, prediligendo giocare per la squadra. Giocatore di sistema. Altro pivot, l’esperto ex Legnano e Bergamo Davide Bozzetto (1989), che si fa parecchio sentire alla voce rimbalzi, mentre il suo apporto nella casella dei punti realizzati va a fasi alterne. È un giocatore d’area, solido, che in attacco non ha tanti movimenti spalle a canestro né grande tiro dalla media, ma che non fa mai mancare il suo apporto d’intensità. I suoi numeri dell’Orologio: 3.8 p.ti e 5.3 rimbalzi per partita. Le percentuali da sotto sono in calo (38% da due) mentre negli anni ha messo su anche il tiro da fuori, pur non sempre efficace (31% da tre), soluzione comunque preziosa per aprire il campo e che ormai usa spesso. Qualche assist lo “smazza” poiché conosce bene il gioco. Uomo d’area. Poi il playmaker del 2004 Matteo Visintin, ex Stella Azzurra Roma. Assicura dinamismo, ordine, ma sta faticando al tiro (36% da due, 10% da tre, pur su pochi tiri). Aggiunge 3.8 p.ti e tanto sacrificio per la squadra. Raro vederlo nel traffico, giostrando sul perimetro. 23’ poi per Nicolò Dellosto, ala piccola di 201 cm del 2000. Con la Pall. Reggiana completa il percorso giovanile, poi il passaggio alla Fortitudo Bologna, Ferrara e Napoli, dividendosi così, negli anni, tra A2 e piano di sopra. Grande struttura fisica anche se non sempre attacca con aggressività il ferro. Mentre a rimbalzo si fa sentire. Viaggia con 6.1 p.ti, 3.8 rimbalzi e percentuali di certo migliorabili (38% da due, 24% da tre). In roster anche Mihajlo Jerkovic, serbo, ala-pivot del 1999, cresciuto nel vivaio della Reyer Venezia. Ex Nardò, Ferrara e San Severo, ha spazio importante (22’) con dividendi più che buoni: 6 p.ti (43% da due), 5.4 rimbalzi e buona intimidazione in area. Doppia dimensione, potendo aprire il campo con il suo eccellente tiro da fuori, 38% da tre) mentre fatica dalla lunetta, con appena il 55%. Chiude le rotazioni (7’ a match) la guardia del 2004 Alessandro Chapelli, in prestito dalla Reyer Venezia con la quale ha fatto tutta la trafila nel settore giovanile. Incide con 2.5 p.ti, 55% da due ed il 29% da tre.
Salvatore Barraco