La Blu Basket Treviglio dispone di un roster profondo e di assoluta qualità, che punta alle zone più nobili della classifica. Coach Alessandro Finelli, arrivato in corsa la passata stagione, ha puntato su esperienza, talento e rotazioni lunghe, aspetto essenziale per mantenere intensità di gioco per 40’, ancor di più in vista dell’obiettivo finale che non può che essere giocarsela per il grande salto. Tanti tiratori per Treviglio, sia sul perimetro, sia tra i lunghi atipici che aprono il campo, e possibilità di diversi assetti tattici durante il corso della gara. Il play guardia è Luca Vitali (1986), ex nazionale e da sempre al piano di sopra da protagonista. Regista di valore, che accresce il livello generale del roster, grazie ad una visione di gioco sublime, che si traduce nel mettere in ritmo i compagni per un tiro aperto, con i lunghi che fanno i salti di gioia sul pick and roll dove è maestro a trovare il rollante. I suoi numeri: 9.1 p.ti (col 54% da tre), 3.1 rimbalzi e ben 6.7 assist a match. In estate il ritorno della guardia del 2000 Federico Miaschi che, a dispetto dell’età, ha già buona esperienza nella categoria, che ha disputato con Trapani, Biella e Piacenza, con intermezzo al piano di sopra con Pesaro. Decisamente migliorato in uno contro uno e nella capacità di attaccare il ferro, al contempo continua a fidarsi di più del suo ottimo tiro da fuori, fondamentale che usa in prevalenza, la specialità della casa. Viaggia da MVP con 18 p.ti (48% da due, 36% da tre su oltre 8 conclusioni per partita), 4.6 falli subiti, 3 rimbalzi e 2.6 assist di media, segno che vede bene anche i compagni. Dispone di grande talento anche se, negli anni scorsi, è stato un po’ alterno, ma finora solo “ventelli” e niente stecche. La guardia U.S.A. è Terrell Harris (1993), prodotto di Georgia College. Esperienze ad alti livelli in Europa, anche nelle coppe, principalmente in Germania e Turchia. Nelle uscite stagionali finora va a referto con 14.7 p.ti, 2.3 falli subiti, 4.9 rimbalzi e 2 assist per gara. Ottimo il 54% da due ed anche da tre può far male (33% su più di 4 conclusioni per match), per una combo-guard che ama prevalentemente attaccare il ferro (tanti i falli subiti) e giocare in transizione. Buon impatto anche nella propria metà campo. Giocatore di sistema che può anche portare palla e che bilancia bene i tentativi dalla media con quelli dalla distanza, oltre ad essere predisposto a giocare per la squadra. Nel pitturato un altro ritorno, quello di A.J. Pacher (1992), ex Trieste al piano di sopra e reduce dalla promozione in A con la Vanoli Cremona. Detiene un variegato repertorio di movimenti, sia in post basso che fronte a canestro, dove fa valere la sua mano educata e buona tecnica individuale. Più “quattro” che centro puro, è comunque un giocatore di grande qualità, che è pericoloso anche da oltre l’arco dei 6.75, con eccellenti dividendi (40% da tre su 3 tentativi per volta). Per il resto, 13.7 p.ti (ottimo il 60% da due), 3.3 falli subiti, ben 9.1 rimbalzi ad uscita. In più “vede” bene il gioco (2.3 assist). In attacco apre bene il campo ed in difesa tiene anche sui cambi difensivi. Solido. Troviamo poi l’ala 37enne Brian Sacchetti che non ha certo bisogno di presentazioni, avendo giocato al piano di sopra per tanti anni (con Sassari ha anche vinto la Coppa Italia nel 2014 nonché conquistato il triplete l’anno successivo; poi le stagioni di Brescia), disputato inoltre le coppe europee (compresa l’Eurolega) e vestito anche la casacca della Nazionale. Dopo gli eccellenti anni da specialista di lusso, ha un po’ faticato a calibrarsi per un ruolo da protagonista. Può far male con la sua atipicità, giocando fronte a canestro contro avversari più lenti ed andando in post basso contro esterni meno fisici. Affidabile il suo tiro da fuori (con cui apre il campo), e grande sapienza nelle letture del gioco. Viaggia con 4 p.ti, 2.7 falli subiti, 2.7 rimbalzi e 1.5 assist per gara. Buone mani (33% da tre, arma che usa più del tiro dalla media). Tira comunque poco dal campo, giocando di più per la squadra anche se all’occorrenza sa come mettersi in proprio. Qualità ed esperienza! Atletismo in ribasso, di contro, e così nel traffico lo si vede poco. Altro big, il play-guardia Marco Giuri (1988) che, dopo gli anni da specialista in A (Caserta, Brindisi e Venezia) e da protagonista con Udine, ha un po’ perso la doppia cifra anche se in singola gara può fare l’americano. La specialità della casa è l’arco dei 6.75 (per lui il 37% su 4 conclusioni), ma si fa apprezzare anche per la sua capacità di distribuire assist (2.3 di media finora). A referto anche con 6.1 p.ti (50% da due) e 2.7 rimbalzi a match. Tira poco dalla media e, rispetto al passato, si butta meno nel traffico e, così, i viaggi in lunetta sono rari. Poi c’è il lungo, in grande crescita, del 1997 Tommaso Guariglia, ex Agrigento, Piacenza e Torino, che, nei tanti minuti di parquet (28’), mette a disposizione della squadra tutto il suo talento e la sua proverbiale energia, garantendo alla causa numeri da U.S.A.: 14.1 p.ti (53% da due), 3.1 falli subiti e 6.7 rimbalzi di media. Prezioso anche dalla distanza, da cui si “apre” sempre più spesso, con un eccellente 42% da tre (su quasi 2 bombe tentate a partita). Attacca il ferro con crescente fiducia. Sicurezza. Poi la guardia del 1999 Matteo Pollone che, dopo i tanti anni di Biella, ha contribuito alla recente promozione di Pistoia in A. Specialista difensivo, assicura energia, recuperi, tanta pressione sulla palla e sul miglior attaccante avversario. Può attaccare il ferro, ed ha migliorato le percentuali da tre (31%), ma in generale non tira tanto dal campo, rimanendo prevalentemente un giocatore di sistema, il cui apporto a tutto campo non sempre va letto con le cifre (3.1 p.ti a match col 71% da due, pur su pochi tentativi, e 3.3 rimbalzi). Poco spazio (oltre 7’ di impiego medio) per il centro del 1999, ex Treviso, Biella e Fortitudo Bologna, Simone Barbante. Quando chiamato in causa, fa valere in area colorata i suoi 213 cm ed i movimenti di tecnica da lungo vecchio stile (2 p.ti con l’86% da due). Tiri ad alta percentuale da sotto (ed anche dalla media) quindi ma può aprirsi anche per colpire dai 6.75, soluzione che negli anni ha perfezionato e gli può donare doppia dimensione. Buone mani di sicuro ma gli si chiede maggiore cattiveria a rimbalzo ed in generale nel traffico. Altro evergreen l’ala argentina, con cittadinanza italiana, Bruno Cerella (1986) che ha fatto lo specialista difensivo nei tanti anni di A, con l’Olimpia Milano e le stagioni a Venezia. Difficile per lui trasformarsi in protagonista al piano di sotto, ma conoscenza del gioco e ferocia (nonché lettura) difensiva da piano di sopra. Apporto che va ben oltre i numeri e, nel suo caso, le statistiche contano fino ad un certo punto! Non ha ancora esordito in campionato per via di guai fisici.
Salvatore Barraco